NOVECENTO primo atto e secondo atto

Trama
In un paese della Bassa Emiliana nascono, agli albori del ’900, Alfredo Berlinghieri e Olmo Dalcò: il primo, futuro erede dei beni terrieri di famiglia, e il secondo, figlio di una contadina e di padre ignoto. La loro amicizia, nonostante appartengano a classi differenti, dura per mezzo secolo. Fino a quando Olmo si unisce alla maestrina Anita, fervente attivista politica di sinistra che muore dandogli una figlia, e fugge dal paese dopo essersi opposto alle squadracce fasciste rischiando l’arresto. Alfredo, dopo il suicidio del nonno e la morte del padre, diviene un padrone, sposa Ada, dolce e stravagante, che lo abbandona quando s’avvede che il marito è inesorabilmente divenuto un classico padrone-tiranno. Ma la colpa maggiore del Berlinghieri è stata quella di non avere allontanato per tempo Attila, il fattore assunto dal padre, fascista e cinico arrivista, tra l’altro amante di Regina, cugina di Alfredo. Nel ’45, in coincidenza con la Liberazione, Olmo ritorna e guida i contadini nella rivolta contro la famiglia dell’amico: Attila viene ucciso, Alfredo condannato simbolicamente a morte. Quando giungono i rappresentanti del C.N.L. i contadini consegnano le armi. Alfredo e Olmo invecchieranno bisticciando amichevolmente. I padroni però rimangono sempre vivi...

Critica
“Novecento, se non ci inganniamo, prefigura assai bene per Bertolucci un futuro in cui il rigore ideologico non viene meno ma si stempera in un lirismo esistenzialeggiante, il concetto si fa sentimento e quel recupero della cultura nazional-popolare che gli sta a cuore agisce più da lievito poetico che politico. A Cannes qualcuno oggi dice che Bertolucci è l’unico grande erede di Luchino Visconti. Se fosse vero, per qualche aspetto lo avrebbe già superato”. (Giovanni Grazzini, Un’Odissea della lotta di classe, ‘Corriere della Sera’, 23 maggio 1976)

Notizie
Incasso in Italia: 3.654.000.000 lire.
Ambientato nella campagna emiliana nel 1901, 1908 e negli anni successivi alla Prima guerra mondiale fino al 25 aprile 1945, con una scena finale collocata alcuni anni dopo; girato dal luglio 1974 al maggio 1975 e da luglio a settembre 1975 in provincia di Parma, Cremona, Reggio Emilia e Mantova; la fattoria dei Berlinghieri è l’azienda agricola Corte delle Piacentine, del 1820, situata a Roncole Verdi, frazione di Busseto (pm); molte scene sono state girate a Rivarolo del Re (cr), Guastalla (re, scena del funerale) e San Giovanni in Croce (cr); nel mantovano sono state girate alcune scene al santuario delle Grazie di Curtatone e in una villa di San Prospero di Suzzara, mentre nel cimitero vecchio di Poggio Rusco è stata girata l’esecuzione di Attila; altre scene sono state girate a Ragazzola (nella Bassa padana: morte di Leo Dalcò), nel palazzo Canossa e nell’omonima piazza del centro storico di Mantova, a Borgoforte (mn: la danza contadina), a Parma e in studio a Cinecittà.

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