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SPAZIO VUOTO/TEMPO DELL’ATTESA video-installazione sonora e percorso espositivo un’idea per un Museo sul manicomio di Pesaro
Pesaro, 27 giugno 2012 - Si è svolto oggi all’interno degli appuntamenti della Mostra un incontro particolare, con Roberto Vecchiarelli, Antonella Micaletti (docenti all’Accademia di Belle Arti di Urbino) e Eugenio Giordani (docente del Conservatorio di Pesaro). Vecchiarelli e Giordani collaborano con la Mostra da diversi anni con progetti alternativi che mescolano arte, video, fotografia e musica. Quest’anno la collaborazione ha visto la creazione di un progetto più complesso e organico, all’interno del Fuori Festival di via Passeri, un’iniziativa che ha coinvolto l’intera via del centro, con l’apertura di spazi chiusi da tempo, come il Cinema Moderno, o di luoghi privati come il palazzo cinquecentesco che ha accolto la video-installazione.
Il lavoro presentato in via Passeri come un’installazione, una mostra, uno spazio espositivo e sonoro, ruota intorno a un edificio che si trova nel centro di Pesaro, all’interno delle mura roveresche, ma di cui pochi pesaresi conoscono l’esistenza: il manicomio San Benedetto. Un edificio secolare, inaugurato nel 1829 e abbandonato dagli ultimi “ospiti” a metà degli anni ’80 del ‘900. L’abbandono dell’edificio, uno spazio magnifico, fatto di chiostri, cortili e giardini è ormai visibile e appare definitivo. Si sta perdendo così per incuria un luogo che potrebbe essere restituito alla cittadinanza, come spazio pubblico, in virtù dei suoi spazi verdi e della vicinanza con uno quello bello e vitale della Biblioteca San Giovanni. La struttura sta finendo di crollare, sta compiendo la sua rovina. La situazione di degrado è disastrosa ma grazie al lavoro di Vecchiarelli si è iniziato un recupero dei materiali, delle immagini e quindi in parte della storia e memoria di questo luogo. Con l’attenzione e passione del catalogatore tutto è stato filmato e fotografato, ogni spazio e interstizio; gli oggetti che ne raccontano la storia di cura/tortura sono stati recuperati e, laddove possibile, restaurati. Da questo lavoro di recupero sono emersi strumenti medicali, diari, abiti, disegni, quadri e opere realizzate dai malati, anche la pubblicazione interna ideata da Lombroso che per alcuni anni lavorò qui come direttore.
Vecchiarelli in proposito ha affermato: "Il progetto è nato nel 2006, in particolar modo grazie ai quatermass-x, all’inizio in modo casuale, con l’idea di filmare e fotografare l’edificio del San Benedetto e quello che conteneva dopo l’abbandono, ma quelle stanze, quegli spazi e quegli oggetti ci parlavano. Abbiamo così cercato di ascoltare e fare uscire dalla dimenticanza questa realtà." Il lavoro con i suoni curato da Eugenio Giordani è stato invece indirizzato verso la campionatura degli echi di quel luogo, con l’attenzione a non creare una “splatter music”. Da questa esperienza sono nati molti lavori, anche grazie al sostegno dell’Asur, che supporta anche il progetto della creazione di un Museo, di un luogo vivo e restituito alla città.
Anche gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino sono stati coinvolti attivamente nelle diverse fasi del lavoro: i video e le fotografie, gli aspetti sonori e quelli espositivi. Per quanto riguarda questi ultimi Antonella Micaletti, docente all’Accademia di Belle Arti di Urbino, ha messo insieme un gruppo di persone che si occuperanno del lavoro di mediazione tra Museo e visitatore. La docente ha spiegato: “Non vogliamo impostare una situazione di didattica, di insegnamento, ma vogliamo attualizzare un tema, una poetica in modo che diventi patrimonio personale di ciascuno. Vogliamo che da questo luogo nascano spunti di riflessione.”
Questa storia di sofferenza, malattia, vita e ricordi è una storia pesarese ma anche italiana: è la storia di una inesorabile perdita di memoria collettiva.
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