VINICIO MARCHIONI E’ UN “TROVACADAVERI” IN UN CONSIGLIO A DIO DI SANDRO DIONISIO, UNICO FILM ITALIANO IN CONCORSO

Pesaro, 29 giugno 2012 – Nella giornata di oggi è stato proiettato anche l’atteso film italiano selezionato per il Concorso: Un consiglio a Dio del regista napoletano Sandro Dionisio, giunto al suo secondo lungometraggio. Per questa sua nuova opera il regista ha scelto un’originale commistione – da lui stesso definita “cinema crossover” - fatta di cinema, documentario e teatro.

Il film segue la vicenda di un “trovacadeveri” (impersonato da un inedito Vinicio Marchioni), ovvero un uomo che raccoglie i corpi dei migranti arrivati dal mare sulle nostre coste. Solitudini a confronto, quella dell’italiano e quella dei migranti, per sofferenze che in fondo sono fatte della stessa materia umana.

Il lavoro è tratto da un testo teatrale, “Il trovacadeveri” appunto, di Davide Morganti del quale il regista napoletano è riuscito a concretizzare i fantasmi che vi si agitavano attraverso bellezza e crudezza. Il film è composto essenzialmente da due parti, una fiction e una documentaria: nella prima si assiste ad un monologo di questo moderno Caronte interpretato da Marchioni, mentre la seconda dedica molto spazio alle interviste degli immigrati arrivati in Italia via mare, lasciando che le loro storie. Sono tuttavia presenti anche immagini di repertorio che il regista ha volutamente scelto di montare con grane differenti per andare a comporre un film “meticcio”, metafora delle diverse componenti che la nostra cultura dovrebbe assimilare invece che respingere.

Dionisio si premura di ringraziare il produttore Gianluca Arcopinto e Pigrecoemme che hanno dato un contributo fondamentale per la realizzazione finale del film, comunque prodotto con un budget minimo, una povertà dei mezzi che non inficia assolutamente la qualità del film, ma anzi ne esalta il poetico, ma allo stesso tempo crudo inno all’integrazione e alla comprensione di culture diverse dalla nostra. Non mancano comunque neppure le svolte più leggere, dato che uno dei registri più presenti è quello paradossal-grottesco che smorza la cupezza dei temi e della vicenda trattata, in un’opera innanzitutto toccante e mai scontata su un tema trattato fin troppo superficialmente dai media nazionali.

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