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PESARO, 29 Giugno 2013 – Ultimi lavori anche per il 27° evento speciale sul cinema italiano dedicato al cinema sperimentale nostrano del nuovo millennio. Oltre ai due lavori presentati oggi (Terramatta; e Formato ridotto. Libere riscritture del cinema amatoriale) c’è stata anche l’occasione per un confronto collettivo tra tutti gli autori presenti a Pesaro, riuniti in una tavola rotonda, moderata da Bruno Torri e Adriano Aprà, per confrontarsi sullo stato delle cose ( e le cose dello Stato) del cinema italiano.
Alla tavola rotonda hanno partecipato Antonio Bigini, Claudio Giapponesi e Paolo Simoni dell’archivio Home Movies e i registi Andrea Caccia, Giancarlo Grande, Davide Manuli, Sara Pozzoli, Costanza Quatriglio, Nadia Ranocchi e David Zamagni (il duo Zapruder) e Mauro Santini.
“Una selezione” dice Bruno Torri “che si è rivelata in linea con quelli che da sempre sono i punti fermi della Mostra: la ricerca, lo studio e il monitoraggio di quanto accade nel mondo dell’audiovisivo. Qui a Pesaro ci siamo sempre occupati dello sperimentalismo e del cosiddetto underground, penso ad Alberto Grifi, Paolo Gioli e quest’anno Gianni Toti. In questi giorni ho visto un arcipelago composito e variegato di nuove forme estetiche, produttive e di fruizione, comprese le piattaforme web: si va dal film biografico al documentario diaristico, dai film commissionati dagli enti locali (paradossalmente più attivi delle istituzioni nazionali in questo settore) all’astrazione pura, dai documentari narrativi o metanarrativi, come Terramatta; di Costanza Quatriglio al surrealismo di Davide Manuli. Spicca l’assenza delle televisioni, sia nella produzione che nella distribuzione, soprattutto quella della Rai, che invece dovrebbe sentire istituzionalmente questo dovere”.
Invitati da Adriano Aprà a riflettere sull’etichetta di “fuori norma”, gli autori presenti concordano sulla necessità di eliminare gli steccati: “il cinema dovrebbe essere tutto ‘fuori norma’ - interviene Costanza Quatriglio “se consideriamo la norma come un codice che impone regole di comportamento e misure dentro le quali rimanere. Ogni cineasta prova il bisogno di trovare se stesso e di sperimentare per costruirsi un’identità cangiante che permetta di crescere e orientarsi nel futuro. Questa spinta naturale è stata però relegata ai margini e spesso ci sentiamo costretti a seguire una norma che tuttavia non possiede la dignità di essere ‘vera’ norma”.
“Anche Pasolini e Antonioni” - continua Davide Manuli – “facevano sperimentazione, purtroppo però negli ultimi quarant’anni c’è stato uno sfasamento. Io mi sento uno sperimentatore formale, ma amo lavorare anche sulle forme narrative classiche del lungometraggio”.
“Bisogna ambire ad un fuori norma che abbia la capacità di essere ‘normale’, per rappresentare noi stessi senza le costrizioni e i compromessi della grande distribuzione, ma con la libertà di raccontare, facendo sì che l’occhio del regista diventi la penna dello sceneggiatore”, dice Mauro Santini.
Nadia Ranocchi e David Zamagni raccontano invece le difficoltà incontrate quando nel 2005 hanno iniziato a lavorare in stereoscopia: “fino al 2009 non abbiamo potuto partecipare ad alcun festival perché nessuno era attrezzato per la proiezione dei nostri lavori. Così abbiamo inventato, col gruppo teatrale Fanny & Alexander, il ’cinema da camera’, organizzando proiezioni in digitale in luoghi diversi dalle sale cinematografiche canoniche, ma scelti e preparati per accogliere un’opera specifica”.
Ostacoli tecnologici anche per Davide Manuli che ha girato in pellicola bianco e nero i primi tre lungometraggi, compreso La leggenda di Kaspar Hauser in sala in questi giorni: “stampare una copia su pellicola costa quattromila euro e non vale la pena, anche perché spesso le sale hanno lampade disastrose e le proiezioni sono pessime. Tanto vale allora affidarsi al digitale, ma in Italia il processo di digitalizzazione dei cinema è lentissimo”.
Della necessità di uscire dai luoghi tradizionali della visione parlano anche Antonio Bigini, Claudio Giapponesi e Paolo Simoni: “il cinema non è un qualcosa da confinare in una sala cinematografica; ciò che davvero conta è riuscire a smuovere il gusto prevalente. Noi cerchiamo di non normalizzare i materiali d’archivio che raccogliamo con Home Movies, ma di conservare il loro essere naturalmente fuori norma”.
Tra gli autori del volume pubblicato dalla Mostra in occasione della retrospettiva, Gianmarco Torri conclude: ”è necessario rovesciare la prospettiva e pensare che sia questo il vero cinema italiano di oggi dal quale potrà nascere il cinema del futuro. E credo che il festival di Pesaro sia l’unico a poter colmare questo vuoto facendo lavoro di ricerca, attraverso scambi e confronti tra produttore e fruitore dell’opera cinematografica”.
Per quanto riguarda i film Fuori Norma presentati in questa ultima giornata di festival abbiamo Terramatta; di Costanza Quatriglio, anche giurata del Concorso e fresca del Nastro d’Argento per il miglior documentario con questo lavoro, dopo averlo presentato all’ultima Mostra di Venezia. Il documentario è il particolare adattamento del diario scritto da un analfabeta siciliano, Vincenzo Rabito, che ha narrato il Novecento da un punto di vista inedito nella letteratura italiana. La regista palermitana traspone la lingua “inventata” da Rabito, con una sinfonia di paesaggi di oggi e di ieri, filmati d’archivio e musica elettronica, citando ampi stralci dal diario. Imprevedibile, umanissimo e vitale, Terramatta; racconta le peripezie, le furbizie e gli esasperati sotterfugi di chi ha dovuto lottare tutta la vita per affrancarsi dalla miseria; raccontando l’Italia delle due guerre e del boom economico dal basso. Un documentario innovativo e prezioso.
A chiudere il 27° evento speciale sul cinema italiano è stato oggi Formato ridotto. Libere riscritture del cinema amatoriale, realizzato da Home Movies, i cui curatori sono Antonio Bigini (editing testi), Claudio Giapponesi (editor) e Paolo Simoni (supervisione). Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia è la prima struttura italiana dedicata al recupero e alla conservazione di pellicole e filmini amatoriali e famigliari di tutti i formati, dagli anni ’20 in poi. Per realizzare questo mediometraggio ad accompagnare il montaggio delle immagini amatoriali, hanno collaborato un gruppo di scrittori, tra i quali anche Enrico Brizzi e Wu Ming 2, allo scopo di sperimentare nuove tecniche narrative. Cinque episodi con testi inediti letti dagli scrittori stessi che si sono lasciati ispirare dalle immagini amatoriali loro sottoposte, partendo così dal reale e dal privato per elaborare storie di finzione di varia forma, dal saggio, al racconto, alla cronaca. Il prezioso lavoro svolta da Home Movies viene così rielaborato in forma artistica.
Domani mattina, al Teatro Sperimentale ci saranno anche due “recuperi” riguardanti opere di Fuori Norma. Alle 10 verrà infatti proiettato In amabile azzurro di Felice D’Agostino e Arturo Lavorato e, a seguire, Amore carne di Pippo Delbono.
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