COMPETITION PESARO NUOVO CINEMA 2018 The Lino Miccichè Award for Best Film (...)
Pesaro, 22 giugno. Dopo quarantacinque anni, il maestro del cinema polacco Krzysztof Zanussi ritorna a Pesaro in occasione dell’edizione 50+1 della Mostra del Nuovo Cinema. Era il 1970 quando venne a presentare il suo primo film, La struttura del cristallo, piccolo gioiello della storia del cinema, come lo ha definito il cofondatore della Mostra Bruno Torri in occasione dell’incontro tenutosi questa mattina presso il Centro Arti Visive Pescheria. Questa volta, il regista torna con la sua ultima fatica, Foreign Body, presentato ieri in una Piazza del Popolo gremita, un dramma psicologico che prosegue con coerenza il suo lungo cammino artistico sulla scia di un cinema di “contestazione” della realtà. Il cinema di Zanussi, infatti, ha sempre puntato alla “problematizzazione” del reale, alla messa in discussione di modelli prestabiliti all’interno di una dimensione intimista. Le inquietudini giovanili sono sempre state al centro dei suoi film, rappresentate attraverso una cifra stilistica assolutamente originale, tanto da poterlo considerare uno dei maggiori esponenti di quella scuola polacca che negli anni Settanta ha incarnato perfettamente il concetto di “nuovo cinema”. Foreign Body è una feroce critica alla perdita della memoria collettiva, un film sul fallimento storico del comunismo, ma anche sul degrado morale del consumismo contemporaneo. Come sempre nel suo cinema, il tutto è messo in scena attraverso una dimensione intimista che lascia l’aspetto sociologico come mero sfondo. “La sociologia non è il mio forte, preferisco concentrarmi sulle persone”, dichiara l’autore. Una storia, quindi, che vuole porre al centro “lo scontro tra il cinismo aziendale e l’idealismo giovanile”, ma, questa volta, sono le donne a incarnare la freddezza e la brutalità, superando di gran lunga gli uomini in cattiveria. Una scelta che gli ha procurato molte critiche e che è stata interpretata come una presa di posizione contro il femminismo. Come ha spiegato il regista alla presentazione del film, però, “esistono due tipi di femminismo, uno buono e uno fortemente negativo; quello buono si batte per i diritti civili, quello negativo vorrebbe rendere uguali gli uomini e le donne”. Come sempre le dichiarazioni di Zanussi aprono a dibattiti e conducono a interessanti analisi sociali. Partendo dalla critica del femminismo è infatti passato al parlare del postmodernismo che, per lui, ha al centro il relativismo conformista. L’artista rifiuta con tutte le sue forze questa “perversa” ideologia perché non condanna davvero l’assetto sociale, piuttosto lo giustifica senza mai schierarsi apertamente. L’incontro che si è tenuto a Pesaro ha confermato ancora una volta come Zanussi sia un teorico del cinema con una visione personale e originale del mondo che ha stimolato una viva partecipazione da parte del pubblico, concedendo numerosi spunti di riflessione.
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