#3 - Zone temporaneamente autonome

Un video-saggio di grande bellezza figurativa, irresistibile impudenza anarchica, debordante potenza ritmica: un’opera che, assommando riflessione filosofica e collera punk, riesce a raccontare i disordini avvenuti a Zurigo nell’estate 1980. «Il rock non è cultura!»: quest’affermazione del sindaco zurighese dell’epoca, Sigmund Widmer, ben sintetizza l’incomprensione che regnava, agli inizi degli Anni Ot- tanta, fra le autorità ed i giovani, sempre più scontenti della cultura chiusa dentro i confini delle isti- tuzioni ufficiali. In barba ad una votazione popolare che già nel 1977 sanciva la trasformazione della «Rote Fabrik» - una fabbrica tessile in disuso in riva al lago - in centro culturale, le autorità rimasero inattive. Fu un credito di 60 milioni di franchi per la sistemazione del teatro lirico cittadino ad ac- cendere la miccia dello scontento giovanile. Il 30 maggio 1980, una settimana prima della votazione popolare per quel credito, circa 200 giovani si riunirono davanti all’Opernhaus, lanciando uova marce e vernice contro l’elegante pubblico che si apprestava ad assistere ad uno spettacolo. Quella che seguì fu una notte di violenti scontri tra manifestanti e polizia: barricate, vetri infranti, gas lacrimogeni, sac- cheggi, l’assalto a un posto di gendarmeria, dieci feriti, un poliziotto morto per attacco cardiaco e danni per un milione di franchi ne furono il pesante bilancio. E quello fu soltanto l’inizio: nei 18 mesi successivi ci furono un centinaio di altre dimostrazioni... Prodotto dai protagonisti stessi della rivolta, Züri Brännt è allo stesso tempo un pamphlet formalmente erede del cinema sovietico e la testimonianza a caldo di una generazione formata ai nuovi media e politicamente video-attivista: immagini di scon- tri di strada, manifestazioni e esperienze di autogestione, si incrociano con una riflessione profetica e d’impressionante attualità sulla società tardo-capitalista.

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