DIALOGHI ALLA 52. MOSTRA INTERNAZIONALE DEL NUOVO CINEMA - INCONTRO CON FEDERICO LODOLI E TOMMASO COTRONEI PER “PRODURRE UN CONCETTO D’AFRICA”

Pesaro, 05 luglio 2016. “Si può produrre un concetto d’Africa?”. Parafrasando Godard, è la domanda a cui Federico Lodoli (regista di Frammento 53 , Proiezione speciale) e Tommaso Cotronei (regista di Covered with the Blood of Jesus , Proiezione speciale) hanno cercato di dare una risposta questa mattina all’incontro che si è svolto, come di consueto, alla Pescheria – Centro di Arti Visive. “Un dramma che è necessario raccontare”, così Cotronei ha descritto il continente africano, esponendo le urgenze drammaturgiche che l’hanno spinto a rappresentare “il paese più povero del mondo”. Un bisogno, il suo, che vede “la massima gratificazione nel momento della stessa realizzazione perché sentirsi stringere la mano da uno di quei bambini è qualcosa di indescrivibile”. Un’umanità straordinaria e complessa, quella che il regista ha trovato e rappresentato nel suo documentario, capace di arrivare quando non ci si presenta “come l’intellettuale occidentale che vuole analizzare la povertà di questo paese”. Una considerazione, questa, condivisa anche da Lodoli che spiega come spesso “i liberiani mostrino diffidenza nei confronti dei cristiani europei, dai quali si sentono minacciati”. Per realizzare questo documentario, infatti, i due registi (Federico Lodoli e Carlo Gabriele Tribbioli, assente al dibattito di questa mattina) hanno compiuto un lungo viaggio tra i confini del paese, per comprendere quanto più a fondo possibile, aspetti culturali estremamente complessi. La Liberia, infatti, è popolata da ben diciassette tribù – per loro stessa definizione – che parlano altrettante lingue e dialetti distinti. Non solo, è un paese in cui l’aspetto animista pagano è fortemente sentito dal popolo, soprattutto nelle campagne. Per questo, gli autori hanno deciso di “viaggiare per un mese intero per tutto il perimetro della Liberia, entrando ed uscendo continuamente da questa”. Ma se a muovere l’interesse di Cotronei è stato più un bisogno socio-politico, cioè la violenza che devasta il Delta del Niger – “Per me la violenza sono i Suv da centinaia di migliaia di euro che passano vicino a persone che guadagnano un dollaro al giorno, quella violenza psicologica che comporta la disuguaglianza” –, a suscitare l’interesse di Lodoli, invece, è stata più “la necessità di un confronto personale etico”. Due sguardi molto diversi fra loro che, però, si mostrano entrambi essenziali.

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