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Pesaro, 7 luglio 2016. Ieri pomeriggio si è svolto presso il Teatro Sperimentale l’omaggio a Virgilio Villoresi, videomaker e artigiano digitale, che ha ideato la sigla di apertura della 52. Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. L’incontro con il regista, che precedeva la presentazione di 25 sue opere, è stato condotto da Bruno Di Marino docente di mass media all’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Di Marino ha definito l’immaginario di Villoresi come “un ripensamento e un ritorno al pre-cinema". I suoi video non sono sottoposti a nessun tipo di postproduzione, lo stesso Villoresi li definisce “opere artigianali con un aspetto ludico molto presente nella messa in scena”. La commistione di tecniche differenti che utilizza l’artista provengono dal cinema delle origini come le fantasmagorie, animazioni artigianali che creano effetti ottici. Da cortometraggi, videoclip musicali (per artisti come Dente e Vinicio Capossela) Villoresi però riesce a esprimersi meglio con brand di moda “perché forniscono carta bianca” come negli spot di Fendi e Valentino. L’utilizzo delle sue stesse mani è una caratterizzazione del suo stile ed è evidente anche nella sigla del festival. Villoresi parla del suo ultimo lavoro per Pesaro come di “una sorta di balletto”, un omaggio alla storia del Festival ma anche una scelta in base al gusto personale dell’artista che si ispira al cinema sperimentale. Nella sigla, prodotta con la tecnica della StopMotion, immagini delle mani dell’autore interagiscono con i frame dei film stampati su carta e la scelta della musica di Rossini è una celebrazione della stessa città.
Alla Mostra, prosegue poi l’omaggio a Tariq Teguia: ieri la proiezione al Teatro Sperimentale di Gabbla/Inland (2008). Il regista ha presentato il film, sottolineando come i temi principali siano l’Islamismo, l’Algeria degli anni ’90 e la tensione dei protagonisti verso l’Europa: “In Algeria la guerra civile è stata lenta, e il film - ambientato dopo la sua fine - cerca di darle una risposta, tenta di tracciare una cartografia”. Teguia ha proseguito esortando il pubblico a prestare attenzione alle linee presenti nel film, che siano esse di fuga o di desiderio, e a non perdere la pazienza, “Gabbla impiega del tempo a spiegare le ali, ma alla fine riesce nell’impresa. Mi scuso per l’inizio e la fine del film che sono danneggiati. Non è responsabilità del Festival ma esclusivamente mia, ma credo che il 35 mm sia il supporto che rende maggiormente giustizia a questo film nel conservare la grana dell’immagine”, ha concluso il regista.
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