The Party

Quelli che considerano Hollywood Party con un certo disdegno (e ce ne sono tanti) si appellano di solito allo scarso sviluppo della storia, asserendo che si tratta di poco più che una successione di figuacce slapshtick, poco collegate fra loro e prive di significato (si sbagliano). L’invitato per caso Hrundi V. Bakshi crea il panico in una esclusiva festa elegante a Hollywood, senza volere la trasforma in una splendida serata, e se ne va con una bella ragazza. Le gag imbarazzanti non sono degli a parte appesi ai margini del racconto, ma costituiscono la narrazione stessa, e agiscono come unica forza strutturale dell’opera.
...«Per quanto possa sembrare sconvolgente, Hollywood Party può benissimo essere considerato uno dei film più radicalmente sperimentali della storia del cinema hollywoodiano; anzi, potrebbe perfino essere l’unico film estremo realizzato a Hollywood dal momento in cui si è affermato lo stile di D.W. Griffiths diventando quello dominante nel cinema americano». ...In pratica, il dramma si svolge sempre al centro esatto della ribalta. [Lehman e Luhr] sostengono che questa tendenza, l’estetica hollywoodiana dominante, in Hollywood Party venga minata dalla tecnica compositiva subordinativa di Blake Edwards; in altre parole, gli eventi cruciali e più drammatici del film si svolgono alle estremità oppure sullo sfondo dell’inquadratura.

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