RICCARDO VA ALL’INFERNO

Roberta Torre con il suo film scoppiettante di sontuoso eros barocco e insurrezionale (gustare la geniale uccisione di Zio Angelo [Mirko Frezza] da parte di Stella Pecollo...) compie una straordinaria torsione fra decenni cinematografici intrecciando le ultime ghirlande funebri rimaste nei magazzini di Piero Tosi con l’urgenza degli sconcerti rock dei primissimi anni Ottanta, conservando negli occhi le immagini di quella geniale macchina del desiderio che fu il cinema sperimentale italiano degli anni Settanta. Il mondo – scespirianamente – è trasformato in una scena, della quale non si cela né si nega la frontalità. Il mondo trasformato in uno spettacolo. O meglio: lo spettacolo come destino ultimo del mondo. Giona A. Nazzaro, Micromega

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